UCLA: la prima volta in America

by Sandra

Era il 1999 e l’America erano così lontani, che un volo no stop di 12 ore pareva quasi un viaggio verso Marte. Io, il mio cellulare triband (solo così si poteva comunicare, visto che negli USA usavano una banda diversa dalla nostra) e le mie due valigie siamo saliti su un volo Alitalia, era il mio primo volo intercontinentale, destinazione Los Angeles.

Prima di partire: documenti e trepidazione

Il viaggio era però cominciato qualche tempo prima della vera e propria partenza, infatti grazie alla mia università avrei potuto andare qualche mese a studiare presso un’università americana, erano i primi esperimenti di scambio fuori dall’Europa, e visto che per motivi di salute non avevo potuto partecipare al più blasonato progetto Erasmus, ho approfittato subito!

Le carte che ho dovuto produrre per ottenere il visto sono state infinite, così come la coda al Consolato Americano in via delle Moscova a Milano, ma grazie al supporto dell’ufficio placement delle LIUC, ricevevo il mio passaporto con la famosa VISA, un momento molto emozionante (tralascio il fatto che il passaporto era stato emesso in prima battuta col mio cognome sbagliato, bene, ma non benissimo).

Le dodici ore sul volo Alitalia sono passate velocissime, perchè l’adrenalina era tanta, così quando dall’oblò ho visto la Monument Valley ho capito che era tutto vero, emozionantissimo, come scendere dall’aereo al LAX e… trovarsi sola!!

Atterrata che succede?

E si, non c’era nessuno con il mio nome scritto su un cartello ad aspettarmi, dovevo arrivare alla UCLA in autonomia, senza supporto internet (era ancora “roba” per pochi) e aiuto da casa, così recuperate le valigie (ricordo due e zainetto), ho chiamato un taxi come avevo visto fare in tv e ho fatto vedere un foglietto dove avevo scritto l’indirizzo dove dovevo essere accompagnata.

Il tassista, un pachistano (quanti pachistani avevo incontrato nella mia vita? zero direi!!) mi dici in un inglese stentato quanto il mio, che non aveva idea di dove fosse quel posto, ma in qualche modo mi avrebbe portato..

Li ho capito che sarei finita cadavere in qualche canale di scolo…

Dopo un viaggio interminabile, credo più del volo aereo, sono arrivata al campus della UCLA, ma non c’era modo di trovare la mia destinazione finale, così di tanto in tanto scendevo ad un bulding e chiedevo, venendo dirottata ad un altro indirizzo, ma alla fine sono arrivata a destinazione in quello che sarebbe stata la mia stanza per il periodo di permanenza: Hedrick Hall.

Praticamente il residence era all’estremo ovest del campus, in cima ad una collina, immerso nel verde, davvero un bel posto.

ucla

Il primo impatto fu davvero drammatico, la ragazza del desk, dopo avermi consegnato un raccoglitore con tutte le regole del campus, una tessera magnetica che mi avrebbe permesso di mangiare, accedere alla mia camera, aprire le porte del residence e usufruire di alcuni impianti sportivi, un cappellino e una maglietta, ha cominciato a parlare e parlare e ancora parlare e io… io non ho capito nulla.

Ricordo con terrore quel momento, così dopo avermi congedato indicandomi una direzione approssimativa, sono uscita e mi sono seduta sulle mie valige e ho aspettato che qualcuno mi aiutasse. Per fortuna un’anima pia mi ha spiegato in italiano approssimativo che per la prima notte avrei dormito in un altro stabile ma dal giorno successivo dovevo tornare li.

Così ho iniziato la mia avventura in una università americana sentendomi catapultata in un telefilm, ero li, a Los Angeles, pronta a lasciarmi trascinare in una vita molto diversa da quella nelle nostre università.

UCLA Student

Ho sentito di essere parte di una squadra, ho provato per la prima volta a bere il “loro” cappuccino, a mangiare uova a colazione, a partecipare ad una festa in una confraternita, a comperare libri nella biblioteca della scuola di economia, che somigliava tanto a Sant Ambrogio, a passeggiare tra i viali del campus, guardando gli allenamenti di football, ho viaggiato nel deserto per i weekend a Las Vegas, ho provato a fare surf (prendendo una tavola in piena faccia), ho fatto 900km di bus per andare a San Francisco e trovare la neve a settembre, ho camminato tra le vetrine di Rodeo Drive, sono andata a cercare la casa di Brenda e Brendon, ho preso il bus di Speed pregando che Wilshere Bl prima o poi finisse, ho visto la scritta Hollywood da moltooooo lontano, ho usato la mia prima lavatrice a gettoni e ho tifato per i Dogders….

Ci sarebbero altre mille cose da raccontare, ma la sintesi è d’obbligo.

Purtroppo non ho foto, o meglio, non ho foto digitali di questa esperienza, quindi quelle metto qui, sono di un secondo viaggio in California.

Nota a margine: la UCLA (University of California Los Angeles) è l’università che ha fatto da sfondo al film “Il professore Matto“.

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8 commento

L'OrsaNelCarro Travel Blog 06/03/2017 - 12:28

Sarò sintetica anch’io:
Ma WOW! *_*
Buona settimana! 😉

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Sa 06/03/2017 - 12:29

wow ci piace sempre un sacco!!! quindi wow sia!! Grazie anche a te… io ne ho bisogno!!

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Silvia - The Food Traveler 06/03/2017 - 15:00

Mentre leggevo mi è proprio venuto in mente Beverly Hills 90210, che mi faceva compagnia durante i pomeriggi di compiti/studio. Ma l’hai poi trovata la casa di Brenda e Brendon? Io avrei venduto un rene nel ’99 per essere a LA 😉

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Sa 06/03/2017 - 15:03

trovata eccome!! e anche quella di Dylan… Credo che andare a caccia di ricordi televisivi era davvero divertente! Era come trovarsi nella serie a mia volta. Esperienza davvero bella!

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ManuTaz 06/03/2017 - 23:39

Tanta invidia… non sono curiosissima del mondo americano, ma se c’è un esperienza che vorrei fare è quella del college!! ?

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Sa 06/03/2017 - 23:44

Credo che non ci sia modo migliore per vivere l’università se non quello americano. Esperienza davvero unica! Potessi tornare indietro forse resterei la…

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Andrea 07/03/2017 - 09:18

Dev’essere stata un’esperienza fantastica!
Io sono stato a Cambridge, a Oxford e al Trinity College ma non penso siano esperienze paragonabili!

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Sa 07/03/2017 - 09:36

Io ho fatto un mese ad Oxford e uno al Regents College a Londra e davvero non è la stessa cosa. Hanno un approccio ancora diverso rispetto all’America e all’Italia. Comunque ognuna di queste esperienze è un mondo a se e ringrazio di averle potute vivere…

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