Ciao a tutti, oggi ho il piacere di ospitare Inguaribile Viaggiatore che dal 2008 ha un blog dove racconta dei suoi viaggi e di enogastronomia. Inguaribile Viaggiatore racconta ai lettori di questo blog le sue impressioni sulla città brasiliana di Belo Holizonte che (forse) non mantiene tutte le promesse.
Andiamo in Brasile!
Sono sempre sincero, quando vi racconto una meta ed anche oggi lo sono e vi devo confessare che a Belo Holizonte il panorama non è granché e con questo giudizio concordano i maggiori travel e food blogger italiani.
Una disordinata distesa di palazzi che altrove si chiamerebbero grattacieli, una manciata di parchi che donano un tocco di verde a un paesaggio altrimenti cementificato e una cornice di montagne aggredite da case e abitazioni varie, dalle favela di mattoni grezzi alle residenze signorili. Insomma, rappresenta il Brasile che non ti aspetti: zero spiagge e tanto grigio.
Con queste premesse, viene spontaneo chiedersi come mai a fine Ottocento battezzarono una crisalide di città Belo Horizonte.
Prima esperienza brasiliana di centro urbano pianificato, costruita dal nulla per diventare la nuova capitale del ricco Stato di Minas Gerais, Belo Horizonte era inizialmente stata pensata per ospitare 200mila persone.
Il disegno originale prevedeva un ordinato intreccio di vie squadrate, ricchi giardini, ampi boulevard alternati a piazze e palazzi immaginati sulla scorta delle città francesi, esempio degli esempi di urbanistica riuscita.
Raccontata così, viene da pensare che prima della sua esplosione demografica poteva anche essere una bella cittadina.
Invece nel giro di un secolo e una manciata d’anni, la città è passata da zero abitanti a oltre due milioni e mezzo, il che spiega un certo disordine architettonico e quella sensazione di non raccapezzarsi mai che si ha attraversandola.
Ma forse il bell’orizzonte era solo una metafora e più che altro si riferiva alle prospettive economiche della città e dello Stato che la circonda. L’incessante attività estrattiva di ogni tipo di minerale ne fa una regione florida di un Paese, il Brasile, che comunque non pare aver conosciuto la crisi di questi ultimi anni.
Sia come sia, la vista migliore di Belo Horizonte si gode dall’alto di praçajoào Paulo II, uno spiazzo panoramico costruito per ospitare il papa all’epoca del suo viaggio in Brasile.
Per trovare altre cose notevoli bisogna andare in cerca dei palazzi di Oscar Niemeyer, l’architetto che con le sue sinuose creazioni di cemento ha disegnato l’immaginario di quasi tutte le moderne città brasiliane.
Oppure spingersi fino al lago artificiale di Pampulha, a una decina di chilometri dal centro. Qui, nella cornice di un quartiere super residenziale, il solito Niemeyer assieme al paesaggista Roberto Burle Marx ha disegnato un ambiente modernista dove spiccano il Museo da arte, la casa do Baile che sembra una rotonda sul lago e soprattutto la chiesa di S. Francisco de Assis, tutta curve e maioliche.
Tanto bella quanto rivoluzionaria per l’epoca, al punto che il clero locale di stampo tradizionalista ci mise vent’anni prima di accettarla e consacrarla. Per il resto, chi la visita si porta via poche immagini precise e più che altro il ricordo di ottime cene nei tanti ristoranti della città, quasi che si sublimasse nella ricchezza di cibo l’assenza di altre bellezze.