Qualche giorno fa mi sono ritrovata ad intervenire in una discussione sul cibo in viaggio, in sintesi: è giusto o meno cedere al cibo italiano quando si è all’estero?
E’ una domanda che mi sono posta quando ero in viaggio e ho sempre risposto con grande determinazione, anche davanti ad un non ben precisato intruglio dall’aspetto e dall’odore non proprio invitante: “no, niente pizza e spaghetti!”
Insomma è una diatriba come quella che ho trattato in questo post, dove cercavo di capire chi è turista e chi viaggiatore.. Risultato? Lo lascio scoprire a voi, mentre torniamo al nostro argomento!
Per quanto riguarda la mia esperienza molto personale, preferisco assaggiare ciò che il paese che mi ospita mi offre.
Doverosa premessa, io non ho allergie alimentari, non seguo una dieta particolare (vegetariana, vegana, o senza glutine) quindi ho più opportunità di spiluccare qui e la senza dover capire se sto per morire o meno.
Altro distinguo, secondo me fondamentale, è capire dove si è: in India ho faticato non poco per trovare qualcosa che mi piacesse, visto il piccante, in Europa è sicuramente più semplice trovare stili di cucina più simili ai nostri… quindi paese che vai esigenze culinarie che trovi!
Non cercherò la pizza in Portogallo dove posso mangiare sontuose grigliate di pesce e carne, non cercherò gli spaghetti in Thailandia dove ci sono succulenti noodles a fare da sostituti.
Il giusto compromesso per non andare in giro a cercare il cibo italiano è capire le proprie esigenze e sperimentare, cercando di non farsi condizionare dallo sguardo (a volte i piatti migliori hanno un’aspetto a dir poco terrificante) e non pensando in continuazione alla cucina di casa.
Ora vi racconto come sono sopravvissuta in alcuni Paesi Asiatici (prima o poi vi racconterò invece dell’America).
La Cina e le “minestre di bava”
Direi che è il paese dove credevo di non riuscire a mangiare nulla e invece ho trovato alcuni piatti davvero straordinari!
Tranquilli, non sto parlando di insetti o altre atrocità! Ricordate però che fa parte della loro tradizione, quindi bisogna almeno comprendere il loro punto di vista…
Ho assaggiato il serpente e, si, sa di pollo e ne ha anche la consistenza, e poi fritto è buono a prescindere!
Invece non ho gradito l’anatra laccata alla pechinese, davvero troppo grassa e dal gusto fortissimo.
Avrei divorato vagonate di raviolini di Xi’an e mooncake al fiore di loto.
Se andate non perdetevi queste due prelibatezze.
E ho odiato con tutta me stessa le “minestre di bava“, lo so che chiamarle così non è bello e non le rende più invitanti: hanno un colore biancastro e una consistenza gelatinosa, non sono riuscita neppure ad immergere il cucchiaio.
Però chi le ha assaggiate ha assicurato che non era niente male.
L’India e le spezie: piccante non ti temo!
E invece si! Questo è stato in assoluto il posto dove ho fatto più fatica a non pensare al cibo italiano, complice la mia assoluta avversione al piccante.
In India ciò che per loro non è piccante per me è una colata lavica, ciò che per loro è piccante per me è un’ustione di 3° grado allo stomaco.
Ma sono sopravvissuta e ho trovato anche qualcosa di veramente buono: ho potuto assaggiare un zuppa di lenticchie gialle eccellente, accompagnata dal famoso pane di naan.
Poi ho assaggiato il discusso lassi che possiamo definire come una sorta di yogurt (bevetelo solo dove siete certi della conservazione, se no preparatevi al peggio!).
La cosa che più mi è piaciuta è stato il pollo Tandoori, servito con spicchi di limone e patate. Praticamente è un pollo cucinato in un forno di argilla di forma cilindrica alimentato a legna che raggiunge temperature elevatissime. Inoltre viene preparato in versione non piccante per la mia gioia!
Solo in alcuni pasti ho ceduto al “fascino occidentale” e pasteggiando a patatine (quelle dei sacchetti) e Coca-cola… sono umana anch’io!
Nepal tra frittate e momo
In Nepal sono volata dopo l’India quindi, quando mi sono seduta a tavola e mi hanno servito i momo, sono letteralmente impazzita di gioia!
Premessa doverosa: la cucina nepalese ricorda quella indiana, ma tralasciando le spezie e il piccante.
Cosa sono i momo? Sono dei deliziosi ravioli di carne o verdure cotti al vapore. Ricordano quelli cinesi, ma sono molto più grandi e sono davvero deliziosi.
Vengono serviti in modo semplice, solo accompagnati da una salsa a base di pomodoro, ma io li ho graditi così, senza nulla.
Un altro piatto che ho mi è piaciuto tantissimo è il Chatamari: una via di mezzo tra una frittata e una crepe, il tutto farcito con carne e verdure. Io l’ho provata a colazione.
Thailandia: quando scopri a cosa serve il tamarindo
In Thailandia io sono stata al sud, sulle isole, quindi pesce, tanto, abbondante, buonissimo pesce!
Se non siete vegetariani, vegani e vi piace il pesce avete già risolto.
Ma il cibo thai va ben oltre, quindi lasciatevi tentare dal Pat Thai che non è altro che un piatto di noodles saltati in padella con pesce, ma anche verdure o carne guarnito con granella di arachidi e salsa al tamarindo!
Chi di voi sa cosa diavolo sia il tamarindo? Per me era solo una bevanda dolciastra che mia nonna mi spacciava per Coca-Cola.
Quindi il cibo thailandese ha questo retrogusto sempre dolciastro, che non dispiace, ma dopo un po’ a me dava noia.
Un altra cosa che ho apprezzato erano le crab cake servite con lo sticky rice, di cosa si tratta? Polpette di granchio fritte e riso bollito: deliziosamente semplici e buone. Le trovi ovunque, anche per strada e per uno spuntino in spiaggia sono l’ideale.
A proposito di street food: dovete assaggiare il platano fritto! Lo vendono sui camioncini ai bordi delle strade, uno scartoccio per pochi bath e la merenda è assicurata.
Malesia e Singapore: un melting pot di gusti e sapori.
Per concludere il nostro viaggio nel cibo asiatico mi soffermo su questi due paesi che non hanno una vera e propria cucina locale, ma prendono dai paesi vicini e mixano in modo sorprendetne.
Ho mangiato molto bene in entrambi i posti, ma in Malesia ho assaggiato pesce e la cucina con più influenza cinese (quindi ravioli e noodle non piccanti), mentre a Singapore ho assaggiato la frittata di ostriche e altri noodles sempre a base di pesce davvero delicati.
Insomma anche qui non sono morta di fame!
Confesso: ho bevuto frappuccino da Starbucks, ma solo perchè faceva tanto caldo.
Cibo italiano all’estero: ne vale la pena?
Torniamo così all’inizio di questo post e rispondo nuovamente: “no non ne vale la pena!”
Meglio sperimentare, assaggiare e mettersi in gioco, poi se proprio non si trova una quadra allora si può cedere al fascino della pizza (più semplice da trovare che non la pasta).
Ora però vi confesso dove ho mangiato cibo italiano nei paesi sopra citati: Thailandia!
Ebbene si ho ceduto alla pizza, ma per un buon motivo, un amico lavorava in una pizzeria e quindi sono andata a trovarlo, con la scusa ci è scappata una margherita!
Se vi va di condividere la vostra esperienza sarebbe davvero interessante.
31 commento
E’ un punto di partenza parecchio interessante per una discussione! Io la penso esattamente come te, ma se penso ad esempio al mio ragazzo, che già di per sé in Italia mangia poco e niente, assaggiare il cibo intorno al mondo per lui è una vera e propria eresia, purtroppo. Io invece sono del parere che il cibo costituisca una delle parti fondamentali di un viaggio, per assaporare a fondo tradizioni e storia del paese in cui ci si trova.
Credo che sia molto personale e, per molti, richieda uno sforzo non indifferente, ma bisogna provare perchè ci sono davvero gusti e alimenti così particolari che perderseli sarebbe un sacrilegio…
Per il tuo ragazzo, non riesci a coinvolgerlo, magari facendo assaggiare la tua scelta?
Qual’è il paese dove hai mangiato meglio?
A presto!!
L’ho scritto su un articolo poco tempo fa, in cui parlavo della cucina tipica lionese. Io non sopporto l’italiano medio che va all’estero e cerca cibo italiano per poi tornare in patria dicendo “Si mangiava da schifo!”. Se non hai provato la cucina tipica, come fai a dire che in un paese si mangia male? Io finora non ho avuto cattive esperienze con le cucine tipiche, anzi è sempre stato tutto buonissimo. È ovvio che, se so che un determinato alimento non mi piace e già non lo mangio a casa, lo evito anche all’estero, scegliendo cose che sono di mio gradimento.
Quindi sei uno che come me si cimenta nella cucina locale? Molto bene!! E dimmi anche tu, qual’è il paese dove hai mangiato meglio?? Sono proprio curiosa!
Un ottimo spunto per una bella discussione che spesso mi trovo a fare con alcuni amici e conoscenti! Io mi trovo d’accordissimo con te perché credo che la conoscenza di un paese passi anche attraverso il cibo. Io poi assaggio più o meno di tutto – insetti a parte, quelli non sono proprio riuscita a provarli – ma capisco che per certe persone possa essere più difficile.
Ti confesso che in alcuni casi ho provato la cucina italiana all’estero, ma in quei posti in cui ha un senso, cioè per esempio a North Beach a San Francisco dove c’è una folta comunità italiana. O la pizza di New York nel Village, perché a quanto pare lì sono convinti di averla inventata loro la Margherita ?
Sul mangiare italiano in America credo che farò un altro post 😉 anch’io in quei posti ho osato per dovere di cronaca! Ma credo che sia un po’ diverso il discorso.
Per il resto sono contenta che siate tutti, per ora del parere che “assaggiare la cucina locale sia cosa buona e giusta”, per gli insetti si va oltre la nostra cultura, anche se quando ho assaggiato i bachi da seta mi sono piacevolmente stupita che sapessero di miele (non li ho inseriti nel post perchè capisco che sia un assaggio estremo).
Ci vuole la giusta misura in tutto, ma sicuramente non lasciarsi tentare dalla cucina locale è un peccato!
Chiedo anche a te: dove hai mangiato meglio?
Ma la minestra di bava? Non ne ero a conoscenza ? io sono una che assaggia il cibo locale ma mi piace anche vedere come imitano il cibo italiano nel mondo
È una minestra a base di chiaro di uova e non so cos’altro, ma era terribile da guardare…
Comunque anche questo punto di vista è da valutare! Mi piace!
Allora, io solitamente sono del parere che ognuno può fare quello che gli pare.
Quindi se vuoi andare al ristorante italiano in Piazza della Città Vecchia di Praga a farti spennare vacci. Ma NON AZZARDARTI a piagnucolare sull’aereo lamentandoti di quanto la pizza fosse inferiore a quella italiana, o che la pasta fosse scotta e il sugo non un vero sugo. E soprattutto NON PROVARE NEMMENO a dare la colpa ai ristoranti di cucina locale “che puzzano di aglio e cipolla da lontano, quindi sono dovuto per forza andare in uno italiano”, il problema sei TE, non loro. Punto.
Scusami Sandra, come avrai capito è un argomento un tantinello delicato per me 😀 A Praga ho assistito e assisto ancora a scene che voi umani… comunque concordo con te: anch’io all’estero cerco sempre di mangiare il cibo locale, anche se c’è da dire che non sono mai stata in Asia o comunque particolarmente lontana dall’Europa, quindi è decisamente più semplice. L’unico “impedimento” è il fidanzato, che non mangia carne cotta (ad eccezione del pollo) ma che per fortuna trova un po’ ovunque del pesce. Ma sente la necessità, soprattutto se stiamo lontani per più di una settimana, di un piatto di pasta. Nella sua città natale in Repubblica Ceca hanno aperto da un paio d’anni un ristorante italiano che devo dire è decisamente superiore a molti di quelli di casa nostra, quindi uno strappo lo faccio volentieri!
Scusa il papiro 😉
Ciao Celeste!! Ma che scusa!! Anzi grazie per aver scritto così bene il tuo punto di vista e quello del tuo fidanzato (non italiano mi pare di capire). E’ un argomento che davvero infiamma e divide, com’è giusto che sia, poi noi italiani e il cibo abbiamo un rapporto morboso oserei dire, per noi si mangia bene solo in terra italica e il resto è junk food.
Di fatto bisogna provare, assaggiare è sacrosanto, fermo restando che, come dici tu, ognuno fa quel che vuole basta che poi non rompa. 😛
Inoltre se vivi all’estero, bhe un ristorante italiano di tanto in tanto ci vuole.
Se ti capiterò di andare in Asia mi racconterai cosa ti è piaciuto!
a presto!!
Ho vissuto all’estero e, l’ammetto, non potevo sopportare chi non riusciva ad adattarsi al cibo locale: ammetto che sono sempre stata in Europa e proprio per questo non tanto distante dalle nostre abitudini! Le uniche volte che ho sono entrata in ristoranti italiani, mi sono detta mai più. Perché? Ho trovato cibo surgelato o adatto al gusto locale … e allora che senso ha? Anche perché il viaggio passa anche attraverso il cibo!
Benvenuta Katia!! Siamo davvero molto esigenti in termini di cibo: se decidiamo di cedere al cibo italiano lo vogliamo degno di questo nome.
Credo che anche per questo motivo preferisco cercare di adeguarmi a ciò che offre il paese dove mi trovo…
Non siamo mai contenti! ?
PS mi scuso per gli errori sopra, ma sono al cellulare e fino a quando non ho inviato il messaggio, non me ne sono accorta … maledetto T9!
Non ti preoccupare, qui nessuno si formalizza!
Credo che questa domanda c’è la poniamo tutti noi italiani. E solo noi, non credo nemmeno i francesi se la pongano.
Ecco la mia risposta: Viaggiamo non per poi dire “sono stata qui” o/e per vantarci. Io viaggio per la cultura, per conoscere. Io sono curiosa. E quindi no, l’italiano all’estero no. È anche vero che se prendi casa e non vuoi spendere sicuramente non ti metti a cucinare come loro, non ne dubito assolutamente. Ma nella mia esperienza a Seul ho provato di tutto: anche se con il piccante sto malissimo. Tutto era fantastico, il problema è che era troppo piccante.
Alla fine andiamo d’accordissimo. IO LA PENSO COME TE!
Il piccante è un problema davvero serio accidenti! Comunque nelle due settimane irlandesi ho preferito mangiare come loro nel limite possibile rendendomi conto di quanto noi siamo fortunati. Ma viaggiare vuol dire provare e conoscere, quindi proviamo!!!
Grazie per il tuo contributo!
Quando sono all’estero cerco sempre di mangiare le specialità del luogo perché anche quello è un modo di viaggiare! D’accordissimo con te
Bene!! Mi piace sapere che non sono l’unica che si sforza di assaggiare e provare quanto il posto dove mi trovo sa offrire… Si possono avere così bellissimi sorprese o pessime esperienze :-p
Concordo con te! Cercare la cucina italiana quando si è all’estero è un vero peccato (allergie alimentari permettendo). Sia perché ci perdiamo l’opportunità di scoprire di più sul Paese che ci ospita, sia perché piatti italiani di qualità costano parecchio! Vedo che tu non hai nessuna paura di provare nemmeno le cibarie più insolite !! Brava!
Mi lancio con entusiasmo su quello che mi viene proposto, poi magari non incontra il mio gusto, ma è giusto così. Nel caso non mi piaccia cerco comunque tra le cose locali il piatto che fa per me e magari ne provo tutte le varianti… insomma prima della pizza sperimento!
Io sono abbastanza categorica: in un paese straniero si mangiano i piatti del luogo. Per fortuna anche mio marito la pensa così è mio figlio è abituato fin da piccolo a mangiare “quello che c’è”. Da celiaca non posso purtroppo assaggiare tutto ciò che vorrei, ma riesco comunque a togliermi qualche sfizio e ad assaporare i gusti locali
Mi piace che nonostante la celiachia tu riesca a sperimentare quando sei in viaggio. Ho visto molti tuoi post in merito, io ho un amico, con cui ho viaggiato, che non osa sperimentare, ma non sa neppure trovare posti dove poter mangiare tranquillamente. Ad Amsterdam ho dovuto cercare io ristoranti e quant altro per poterlo accontentare!
Ciao Sandra, mi trovo molto con il tuo ragionamento. Per vivere a pieno un’esperienza all’estero è necessario adeguasi anche nei gusti culinari e piatti tipici. Sarà che sono curiosa per natura e non ho mai avuto brutte esperienze ma cercherò sempre di assaggiare cucine locali e non chiedere cibo o caffè italiano all’estero.
Ciao Silvia! Mi piace vedere che tanti di voi hanno voglia di sperimentare, è il modo migliore per approfittare del viaggio in ogni sua forma
Tranne insetti e larve, proverei tutto! Però ho molte allergie, ripiego sull’italiano solo se non ho scelta!
Anche io cerco sempre di mangiare locale più che altro perché il cibo italiano all’estero è terribile. Ho avuto però due eccezioni: in Vietnam dopo tre settimane che giravo con gli amici vietnamiti di una mia amica che adoravano mangiare nelle bancarelle e nei ristorantini super locali (compresi quelli luridi dove vedevi correre i topi!!!) ho visto un KFC e mi ci sono fiondata. Inutile dire che dopo aver mangiato da KFC sono stata male mentre mangiando solo le cose locali – compresi noodles e zuppe con pezzi di animale non identificati!!! – non ho avuto problemi. Seconda eccezione la Cambogia perché ci sono andata davvero tanti anni fa quando il turismo era appena agli inizi. Il cibo dei ristoranti davanti ai templi di Angkor era assolutamente insipido e se da un lato mi ha spinto a provare e amare gli spiedini fritti sulle bancarelle dall’altro i primi giorni ho patito la fame e per la prima volta nella mia vita ho cercato un ristorante italiano all’estero. Inutile dire che una pizza con la panna (perché???) l’ho vomitata appena uscita. Quindi Paese che vai cibo che trovi!
La pizza con la panna?!? Nooooo ti prego!! Comunque ci sono eccezioni, ma solitamente meglio local food
Quando sono all’estero evito i ristoranti italiani. Li utilizzo solo in caso estremo se Andrea Chandra non mangia da più di 5 giorni ?
ah ah!! sono una sorta di porto sicuro nel mare delle stranezze culinarie! Comunque ho trasgredito alle mie regole in Irlanda!
Di norma adotto il tuo stesso approccio, penso di non aver mai ordinato cibo italiano all’estero (in Thailandia poi ho mangiato divinamente). Certo come dici tu tanto dipende da dove ti trovi. Negli ultimi 2 anni, in Canada, ho ordinato qualche volta la pasta per il mio bambino (che di norma mangia di tutto) giusto per non fargli mangiare carne tutti i giorni!
La nostra alimentazione non la batte nessuno! Io mi sto disintossicando da due mesi di patate, in Irlanda hanno una fissa con le patate… ?