Giordania: tra deserto e meraviglia

by Sandra

Quando ho accettato di accompagnare questo gruppo in Giordania, sapevo che sarebbe stata un’esperienza intensa. La meta, di per sé, è affascinante e impegnativa: richiede elasticità, spirito di adattamento e grande empatia. Ma non immaginavo che mi avrebbe coinvolta così a fondo.

Il gruppo

Siamo partiti in 15, un gruppo piuttosto eterogeneo per età, esigenze, esperienze di viaggio e aspettative. Alcuni si conoscevano tra loro, altri erano del tutto nuovi. Questa diversità ha rappresentato sia una ricchezza che una sfida. Da subito ho percepito il bisogno di creare connessioni, sciogliere le tensioni e facilitare l’integrazione, pur nel rispetto delle singole individualità.

Amman e l’inizio del viaggio

L’arrivo ad Amman è stato tranquillo, anche se l’orario del volo non ci ha lasciato molto spazio per il riposo. Il nostro autista, con il suo pullman un po’ vissuto e dalla guida… dinamica, ci ha accompagnati per l’intera settimana. Il primo impatto con la città e il paese è stato positivo, anche se si respirava già una certa stanchezza e un bisogno di orientamento, soprattutto per chi non aveva mai viaggiato fuori dall’Europa.

Jerash, Madaba e il Mar Morto

Il secondo giorno è stato intenso: Jerash ci ha colpiti per la sua magnificenza, e Madaba ci ha offerto uno spaccato interessante di arte e spiritualità. La sosta al Mar Morto è stata un momento molto atteso, ma anche il primo vero banco di prova per il gruppo: il caldo torrido e la necessità di tempi tecnici per cambiarsi e organizzarsi hanno generato un po’ di frustrazione. Ho dovuto mediare tra l’entusiasmo e la necessità di mantenere i tempi del programma.

Petra e Piccola Petra: meraviglia e fatica

Petra è uno di quei luoghi che tolgono il fiato, anche a chi l’ha già vista. È impossibile restare indifferenti davanti alla sua imponenza, alla bellezza scolpita nella roccia, alla sensazione di essere catapultati in un’altra epoca. Camminare attraverso il Siq, con le pareti che si stringono fino a svelare, all’improvviso, il Tesoro, è un momento che lascia il gruppo in silenzio — un silenzio carico di meraviglia.

Alcuni hanno deciso di proseguire fino al Monastero: quasi 900 gradini sotto il sole, una salita faticosa, ma ripagata da un panorama mozzafiato e da una pace assoluta. Altri hanno preferito fermarsi prima, esplorando i templi, le tombe reali e lasciandosi guidare dalla curiosità tra i mille sentieri.

Ho apprezzato molto la disponibilità reciproca: chi era più in forma ha incoraggiato chi faticava, si sono formati piccoli sottogruppi spontanei, e per la prima volta ho visto un vero “spirito di gruppo”. Anche i più silenziosi si sono lasciati coinvolgere, aiutati forse dalla maestosità del luogo e da una bellezza che mette tutti sullo stesso piano: piccoli, spettatori, partecipi.

È stato uno dei momenti più intensi del viaggio, non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche umano. Petra ci ha regalato una lezione: che la grandezza può essere silenziosa, e che spesso, per meravigliarsi, basta camminare insieme.

Piccola Petra ci ha offerto un’esperienza più raccolta, ma non meno suggestiva. Qui ho notato una crescente coesione tra i partecipanti, aiutata anche da piccoli gesti quotidiani, come dividere una bottiglia d’acqua o aspettarsi nei punti più difficili del percorso.

Wadi Rum: l’incanto del deserto

Il momento clou è stato senza dubbio il deserto. Il pernottamento in campo tendato è sempre un’esperienza che lascia il segno, e non ha deluso le aspettative. Il giro in jeep ci ha fatto vivere il deserto nella sua immensità, e la cena beduina sotto la tenda beduina è stata il coronamento perfetto. Qui si sono create connessioni profonde, forse anche grazie al concerto fatto dei nostri ospiti, il cantere e ballare attorno al fuoco, alla semplicità e alla condivisione di uno spazio “fuori dal mondo”.

Cosa mi porto a casa

Questa esperienza mi ha insegnato molto, non solo dal punto di vista organizzativo, ma soprattutto umano. Accompagnare un gruppo significa “esserci” sempre, osservare, prevenire i bisogni, ascoltare, senza mai perdere di vista la bellezza del luogo e il privilegio di poterlo condividere.

La Giordania resta nel cuore, con le sue pietre rosse, i tramonti infuocati, il thè alla menta e i sorrisi dei beduini. Ma soprattutto, restano i volti delle persone con cui ho condiviso questo viaggio. Ognuno ha portato qualcosa, e ognuno – me compresa – è tornato a casa un po’ diverso.

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